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Elementor #7699

ORODE
DEORO

ARTLAB
EYELAND

MAURIZIO
GALIMBERTI

ROCCO
CARDINALE

AUBERTIN
BERNARD

ORODE
DEORO

Orodè
Storie di seduzione”

In mostra, una serie di ritratti, in particolare corpi femminili, che Orodè stesso dichiara dichiara di “vivisezionare”, alimentando la sua continua ricerca di un’anima celata dietro l’apparenza. Corpi quindi, volti, ritratti di modelle, di donne amate, superfici musive o pittoriche che aggrediscono lo spettatore con tutta la forza della loro intensità cromatica e del loro aspetto per nulla edulcorato e rassicurante. I riferimenti sono tanti, da Egon Schiele fino al fumetto, tra ironia e riferimenti colti. Comune denominatore è l’eros, forza travolgente che ci attrae e ci spinge a compiere l’impossibile.
Per quanto riguarda la pittura, in mostra due opere su carta di medio formato, “Nudità assoluta” e “Gigolò” e una pittura su carta di grandi dimensioni, “Marilyn”, realizzata nel 2010, a Lecce, nella Galleria Il Grifone, con le musiche del flautista Gianluca Milanese e le letture dell’attore Simone Franco. La forte matrice espressionista del lavoro pittorico è in qualche modo contrapposta e necessaria alla produzione musiva avviata dal 2000 (Opere permanenti nella Casa-Museo Vincent City, Guagnano). Orodè Deoro, interpreta il mosaico nella sua personalissima maniera, utilizzando consapevolmente il materiale ceramico perché più affine alle sue esigenze espressive. La sua pratica musiva si colloca nell’intersezione di quelle che potremmo estensivamente considerare due forme storiche del mosaico, l’opus sectile e il trencadìs. Tra i mosaici in esposizione, scanditi in campiture piatte e materiche a colori vividi, diversi nudi espliciti, come “Nudo con caffè”, “Lick me” e “L’eternità”, il mosaico con cui nel 2015 ha vinto la targa d’oro del Premio Arte, nella sezione scultura. Nel mosaico “Baccanale”, una scena erotica tra un fauno e una menade. Le figure sono scontornate, non inserite nel classico formato quadrangolare. Nel mosaico “Etra”, un esotico ritratto ideale della moglie di Falanto, il mitico fondatore di Taranto. Un chiaro omaggio alla Città, anche per via dell’uso dei colori rosso e blu dello stemma tarantino. In “Coppia mitologica”, due resti di statue, due corpi nudi, citando ciò che resta delle sculture antiche, quel bianco del marmo che a distanza di millenni continua ancora a sedurre. Tra i due corpi, la gamba di Eros, nascosto da un drappo. Due le sculture in mostra, “Testa”, un misterioso volto di donna in mosaico ceramico e pietra leccese, e “Zazen”, scultura in mosaico ceramico, alta 180 cm, realizzata ad hoc per questa esposizione. La seduzione che da il titolo alla mostra non è solo quella generata dai soggetti ritratti è anche frutto del fuoco sacro, della passione con cui l’artista lavora all’intarsio a mano ogni singola tessera e nel modo erotico in cui le dispone e incastra, una dopo l’altra, attraverso un uso personalissimo degli interstizi. La seduzione, per Orodè, è nella pratica stessa della sua tecnica musiva, in questo ricomporre con amore un’unità, un corpo unico, partendo da frammenti. In questo suo continuo cadere a pezzi, per rifare il mosaico, come atto d’amore, poiché, a sua detta, “tutto è per davvero solo per chi ama!”